EBRAICA, QUESTIONE (XIX-XX secolo). Problema dei rapporti tra comunità nazionali e comunità ebraiche dopo l'emancipazione degli ebrei dalle norme di isolamento ed emarginazione medievali, avvenuta in tempi e modi diversi nella maggior parte dei paesi europei (Francia 1791, Grecia 1830, Danimarca 1849, Gran Bretagna 1858, Austria-Ungheria 1866-1868, Italia e Svezia 1870, Germania 1871, Svizzera 1874, Belgio e Norvegia 1891, Portogallo 1910). In Occidente quindi, dove le comunità erano di norma esigue e di livello sociale piuttosto elevato, la questione finì per coincidere con le forme dell'assimilazione pacifica e naturale, tranne per la straordinaria virulenza antisemita dell'affaire Dreyfus in Francia. La presenza di comunità ebraiche non assimilate si avvertì con forza soprattutto nell'Europa centrale e orientale, dove esse erano più numerose, culturalmente più coese ma anche socialmente più eterogenee. Lì attecchì più facilmente contro di loro la propaganda strumentale dell'antisemitismo, ma anche, tra di loro, sia quella politica del sionismo sia quella religiosa del fondamentalismo chassidico. Nella Russia e nella Polonia zariste i pogrom ebbero, allo scopo di deviare l'inquietudine sociale puntata contro l'autocrazia, il sostegno della polizia politica (Ochrana), che ai primi del Novecento fece circolare un libello apocrifo, forse creato in Germania, intitolato Protocolli dei savi di Sion (1902), che alimentava la credenza nei disegni dell'ebraismo internazionale per impadronirsi del mondo. Nella Polonia indipendente dal 1918 i tre milioni di ebrei costituivano una delle minoranze etniche e religiose più forti e irriducibili, giuridicamente emancipata ma non per questo meno malvista dalla maggioranza cattolica e slava, che sostenne quindi la componente antiebraica dell'ideologia autoritaria del regime introdotto da J. Pilsudski (1926). In Russia l'emancipazione arrivò con la rivoluzione del 1917, ma l'antisemitismo continuò a serpeggiare fino a riesplodere nelle misure antiebraiche di Stalin. Tuttavia la "questione ebraica" divenne questione internazionale con l'avvento al potere in Germania (dove vivevano oltre mezzo milione di ebrei) del regime nazista, che aveva nell'antisemitismo un punto programmatico dichiarato, concretizzato nelle leggi di Norimberga (1935). Privi ancora della patria sionista in Palestina, gli ebrei tedeschi, assimilati e non, furono abbandonati a se stessi non soltanto dalla maggioranza della popolazione ma anche dall'opinione pubblica mondiale. I più facoltosi e con appoggi all'estero cominciarono a lasciare il paese alla spicciolata. Entro il 1938 leggi antisemite vennero introdotte anche in Italia e in Ungheria. In novembre, dopo il via libera ottenuto a Monaco per l'espansione a est, che minacciava la Polonia e i suoi ebrei (in aumento, proprio perché vi trovavano rifugio parte di quelli tedeschi), il nazismo iniziò con la notte dei cristalli il suo programma di sterminio. L'indignazione in Occidente fu enorme ma i passi ufficiali rari e deboli: il più forte fu il ritiro dell'ambasciatore Usa a Berlino. Un'apposita enciclica preparata da Pio XI morente non fu pubblicata dal suo successore Pio XII. Priva di mezzi, la Società delle nazioni, cominciò una sorta di scaricabarile tra le nazioni maggiori per quanto concerneva la possibilità di ospitare contingenti di ebrei tedeschi in fuga, ai quali si aggiungevano quelli ungheresi (gli italiani erano molto pochi) e, tra il 1939 e il 1940, quelli polacchi, cechi, slovacchi, olandesi, danesi, norvegesi, francesi. La "questione ebraica" si avviava ormai a coincidere con lo sterminio degli ebrei nei lager. In seguito sarebbe stata esportata in medio Oriente, con i tentennamenti e le strumentalizzazioni di cui furono oggetto, da parte delle grandi potenze, di volta in volta la causa d'Israele e quella araba. G. Petrillo J. Marcus, Social and Political History of the Jews in Poland 1919-1939, Mounton, Londra 1983; M.R. Marrus, The Unwanted: European Refugees in the Twentieth Century, Oxford University Press, Londra 1985; A.D. Morse, While Six Million Died, Random House, New York 1967; A. Read e D. Fischer, La notte dei cristalli, Rizzoli, Milano 1990. |